Gli ecosistemi presenti sul nostro pianeta forniscono gratuitamente una notevole quantità di beni e servizi utili all’uomo, alcuni di questi (si pensi alla produzione di ossigeno) indispensabili alla nostra sopravvivenza. Tali servizi vengono definiti Servizi Ecosistemici (SE). Questo è uno dei motivi per cui è così importante preoccuparsi della tutela della biodiversità e per cui l’Italia ha sottoscritto la Convenzione sulla diversità biologica (CBD, dall’inglese Convention on Biological Diversity), un trattato internazionale adottato nel 1992 al fine di tutelare la diversità biologica (o biodiversità), l’utilizzazione durevole dei suoi elementi e la ripartizione giusta dei vantaggi derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche.
La distruzione degli ecosistemi risulta, anche sotto questa ottica, un enorme danno per l’umanità. Da un punto di vista economico, il motivo per cui questa distruzione non viene adeguatamente contrastata è collegata al fatto che i SE sono gratuiti, non hanno quindi un prezzo e di conseguenza un valore sul mercato, che agisce senza considerarli. Alcuni filoni dell’economia hanno quindi iniziato a preoccuparsi di attribuire un valore agli ecosistemi, proprio cercando di stimare, attraverso approcci e metodologie diverse, un possibile prezzo dei diversi servizi che forniscono.
Alcuni filoni dell’economia hanno quindi iniziato a preoccuparsi di attribuire un valore agli ecosistemi, proprio cercando di stimare, attraverso approcci e metodologie diverse, un possibile prezzo dei diversi servizi che forniscono.
Ai SE è possibile attribuire un valore, ma non sempre un prezzo. Infatti, i valori possono essere attribuiti a prescindere dalla presenza di un mercato (ad esempio, i SE di mitigazione del dissesto idrogeologico hanno un valore legato ai danni e costi evitati, ma non un prezzo di mercato), mentre in altri casi è possibile stimare o definire anche il prezzo di mercato (ad es. vendita del pesce). Anche il maggior valore che può avere un immobile in un’area di rilievo paesaggistico, ad es. vista lago oppure avvantaggiata dal microclima gradevole, possono essere delle buone stime. Più difficile è attribuire un valore ai servizi ecosistemici legati al lascito e all’esistenza, tuttavia, anche in questo caso, sono state definite delle metodologie specifiche per avere una stima per lo meno approssimativa.
Una volta ottenuto il valore o il prezzo dei SE bisognerà riuscire ad inserirli nei meccanismi del mercato, altrimenti, ovviamente, i comportamenti degli individui non si modificheranno mai. Per anni questo è stato il problema principale in quanto i vari stati non erano interessati a portare avanti politiche di questo tipo. Tuttavia, a seguito della ratifica dei protocolli sulla diversità biologica e sui cambiamenti climatici, che hanno creato dei mercati delle emissioni di carbonio, si cominciano ad avere dei risultati importanti anche da un punto di vista politico.
L’Unione Europea è quella che negli ultimi tempi più si è mossa per organizzare delle politiche di questo tipo; nei prossimi anni, infatti, sarà proprio il valore dei SE uno dei principali elementi di valutazione per l’attribuzione dei fondi europei.
L’articolo 70 della Legge n. 221 del 28 dicembre 2015 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” prevede l’introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici e ambientali, stabilendone principi e criteri direttivi.