Quadro di riferimento europeo
I Contratti di Fiume si ispirano nei loro elementi fondanti alla Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE, che prefigura politiche sistemiche di riqualificazione delle acque superficiali e sotterranee, identificando obiettivi comuni con altre normative europee che promuovono l’utilizzo di strumenti di governance e sussidiarietà per attuare le politiche ambientali, quali: la Direttiva Habitat 92/42/CEE, che prevede la creazione di una Rete ecologica europea; la Direttiva 2007/60/CE, relativa alla gestione del rischio alluvioni, e la Proposta di Direttiva Quadro per la Protezione del Suolo, SFD – Soil Framework Directive, avente l’obiettivo di “proteggere il suolo dall’erosione e dall’inquinamento”.
Lo scenario nazionale
A livello nazionale, i riferimenti sono costituiti dal D.Lgs 152/2006, che si configura come normativa quadro sull’Ambiente, e dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2004 e successive modifiche).
Nel D. Lgs. 42/2004 il concetto di tutela trova un’adeguata collocazione nella previsione che il Piano Paesaggistico possa salvaguardare il paesaggio sia sotto il profilo della sua rilevanza naturalistica ed ambientale, sia come paesaggio artificiale, opera dell’uomo; prevede inoltre che le Regioni possano individuare gli ambiti fluviali di bacini/sottobacini come ambiti/aree da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia e utilizzazione.
Secondo l’Art. 68-bis del D. Lgs 152/2006 – Parte III Titolo II riguardante i distretti idrografici – “I contratti di fiume concorrono alla definizione e all’attuazione degli strumenti di pianificazione di distretto a livello di bacino e sottobacino idrografico, quali strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree”.
La Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC), approvata con il decreto direttoriale n.86 del 16 giugno 2015, individua i principali impatti dei cambiamenti climatici, per una serie di settori socio-economici e naturali, e propone azioni di adattamento tra le quali identifica i Contratti di fiume, che sono anche richiamati nel Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), elaborato per dare impulso all’attuazione della SNAC, in quanto le azioni messe in campo attraverso i Contratti di fiume contribuiscono a migliorare la capacità di adattamento a livello dei bacini idrografici o dei singoli copri idrici.
Le diverse esperienze maturate in Italia hanno stimolato ampio interesse, discussione e confronto all’interno dei Tavoli Nazionali dei Contratti di Fiume, attivati già a partire dal 2008, fino all’elaborazione, nel 2010, su iniziativa di Regione Piemonte, Regione Lombardia, Autorità di Bacino del Po e Coordinamento Nazionale Agende 21 locali, di una proposta di Carta Nazionale dei Contratti di Fiume.
Regione Lazio
Con D.G.R. 17 novembre 2014 n. 787 la Regione Lazio ha aderito alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume, con l’intento di promuoverli quali forme di programmazione negoziata e partecipata ai fini della riqualificazione ambientale dei bacini idrografici regionali.
Con tale atto normativo, la Regione comunicava l’intenzione di:
- integrare il Piano di Tutela delle Acque Regionale (PTAR), con apposito articolato per l’introduzione del Contratto di Fiume come strumento idoneo alla pianificazione ambientale concertata sul territorio;
- integrare le norme tecniche di attuazione del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) con apposito articolato al fine di riconoscere il ruolo dei Contratti di Fiume nello sviluppo di sinergie con gli strumenti di pianificazione territoriale provinciale e locale;
- redigere Linee Guida regionali per l’attuazione dei Contratti di Fiume, quale documento di riferimento per l’attivazione, la conduzione e la gestione delle esperienze di Contratto proprie del territorio regionale.
In merito alle citate Linee Guida si fa riferimento al documento “Definizione e Requisiti qualitativi di base dei Contratti di Fiume” (12 marzo 2015), definito attraverso l’attività di un gruppo di lavoro del Tavolo Nazionale dei Contratto di Fiume, coordinato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), con il contributo dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la PRotezione Ambientale (ISPRA) ed adottato dalla Consulta delle Istituzioni dell’Osservatorio nazionale Contratti di Fiume, del quale Regione Lazio fa parte.
Con la Legge del 31 dicembre 2016 n. 17 (Legge di stabilità regionale 2017), la Regione ha ribadito di voler promuovere il Contratto di fiume, considerando tale “anche il contratto di lago, il contratto di costa, il contratto di foce, così come previsto dall’articolo 68 bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale)”, provvedendo a stanziare risorse finanziarie a valere sul bilancio regionale 2017-2019 (Art. 3 commi 95, 96 e 97).
Con deliberazione del Consiglio Regionale 23 novembre 2018 n. 18 è stato aggiornato il piano di tutela delle acque regionali (PTAR), con l’introduzione dell’Art. 40 “I contratti fiume”, che prevede debbano “essere identificati, motivati, condivisi e formalizzati un programma di azione e la relativa strategia attuativa per il contenimento del degrado e la riqualificazione ambientale dei corpi idrici presenti nel bacino idrografico interessato, in coerenza con gli obiettivi e le misure di tutela ambientale definiti dal presente Piano nonché con i pertinenti disposti normativi e strumenti di pianificazione territoriale e di settore”
Infine, con D.G.R. 4 giugno 2019 n. 335 sono stati istituiti il Forum e il Tavolo Tecnico dei Contratti di Fiume, Lago, Foce e Costa.